In spiaggia, la nonna al nipotino: “Hai mangiato da poco, fra tre ore farai il bagno“. Quante volte lo abbiamo sentito dire e anche noi probabilmente abbiamo subito l’ardua sentenza….
Questo perché qualcuno ha messo in giro la storiella (tutta italiana) della “congestione” abbinata pure all’acqua fredda e quindi al rischio annegamento.
Fortunatamente le organizzazioni sanitarie (associazioni di pediatri, medici, rianimatori, ostetriche etc etc), ma anche chi opera nel soccorso, come Salvamento Academy, ormai lo ripetono da anni: la congestione non esiste, è una paura atavica tramandata negli anni, ma che non ha correlazioni in campo medico-scientifico.
Direi una liberazione per i tanti bambini costretti sotto l’ombrellone o al massimo vicino la battigia, a vedere i loro coetanei di altre nazioni, farsi il bagno nonostante abbiano mangiato da poco.
In realtà quello che potrebbe accadere (molto raramente e non c’entra nulla il cibo), è lo “shock da freddo” che può attivarsi attraverso il nervo trigemino, ma l’immersione deve essere del tutto accidentale, cadendo di faccia in acqua e la stessa deve avere una temperatura ben al di sotto dei 10° gradi centigradi; quindi un’acqua freddissima (come un fiume di montagna, un lago alpino).
Questo vale per tutto il mondo pediatrico compresi i neonati che spesso si vedono negare in casa un bagnetto caldo corroborante e propiziatorio a una dormita salutare, specialmente la sera.
La cosa importante per entrare in acqua è che grandi e piccini devono stare bene, le proprie condizioni fisiche e ambientali lo devono consentire e in particolare i bambini devono essere sorvegliati costantemente, a distanza di un braccio, in modo da essere subito afferrati in caso di potenziale pericolo.
Meglio ancora se si scelgono luoghi in cui è garantito il servizio professionale di salvataggio (stabilimenti balneari con bagnini o assistenti bagnanti) e la prevenzione deve partire anche dall’iscrizione in una scuola nuoto in quanto se ci pensiamo bene, pure i vari stili natatori sono in fondo….delle manovre salvavita.
Tuttavia nella malaugurata ipotesi accada l’incidente in acqua, è importante attivare subito il servizio medico d’emergenza (112-118), tenendo presente che in mare opera anche la Guardia Costiera attraverso il numero blu d’emergenza 1530.
Attenzione perché l’inizio dell’annegamento è silenzioso, ovvero chi è in difficoltà difficilmente urlerà che ha bisogno di aiuto perché ha l’acqua che arriva a chiudere anche il naso.
Infine è necessario conoscere le manovre di rianimazione e per questo sarebbe utile partecipare a un corso di primo soccorso.
In conclusione:
- SI al bagno in acqua prima delle fatidiche tre ore, due ore, un’ora perché la “congestione” non esiste e dunque non c’è un tempo di attesa.
- SI al bagnetto in casa per i neonati, anche subito dopo la poppata.
- Se proprio non ve la sentite di dare tutta questa “libertà”, fate entrare il vostro bambino/a in acqua gradualmente; sarà più una prova di coraggio per voi che per lui/lei.
- Attenzione a non lasciarli soli in acqua, specialmente se hanno braccioli, ciambelle, materassini o altri oggetti simili e che possono allontanare il bimbo o la bimba in caso di corrente in acqua o se il vento li spinge lontano.
Non reprimete comunque la voglia di andare e stare in acqua con l’intento di conoscere un mondo fantastico. I bambini non desiderano altro.
Se vi è una magia su questo pianeta, è contenuta nell’acqua.
Loren Eiseley
Stefano Saliola Responsabile Risorse Umane Salvamento Academy. Formatore Istruttori Pblsd (Pediatric Basic Life Support) Istruttore primo soccorso adulto e pediatrico certificato dal 118 in varie regioni.
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