L’educazione è l’ambito privilegiato dei rituali definiti come gesti che esprimono simbolicamente, in uno spazio-tempo definito, i legami profondi che uniscono le persone.
Sono gesti vissuti insieme ripetutamente per confermare, con un simbolo concreto, il legame e l’appartenenza fra le persone (ad es. leggere una storia prima di dormire, il bacio per salutarsi, fare il presepe).
I rituali sono una risorsa preziosa ma purtroppo ai giorni nostri se ne è perso un po’ il significato e il valore perché la confusione tra rituale e ripetizione ha di fatto espulso questa vasta gamma di possibilità formative dai processi relazionali-educativi. Va ricordato che i metodi pedagogici che hanno resistito alle intemperie del Novecento, come il metodo Montessori e quello scoutistico, sono basati su forti componenti ritualistiche.
Come scrive D. Novara, il rituale si caratterizza per tre elementi:
- Il primo è il legame. Il rituale struttura e rafforza il legame fra i soggetti che vi partecipano fondando e rigenerando lo stare assieme, risignificando la connessione relazionale fra gli individui e restituendo coesione.
- Il secondo elemento è uno spazio-tempo definito, ha delle fasi ben precise e non può essere casuale. La reiterazione assume pertanto un valore contenitivo.
- Il terzo elemento è ovviamente la presenza di simboli, perché nel rituale c’è la consapevolezza e l’intenzionalità di vivere un evento significativo che fonda lo stare insieme.
Il rituale rafforza il senso di appartenenza alla famiglia e si trasforma in un incentivo a migliorare i rapporti, anche nei momenti di tensione. Ad esempio, in merito alle situazioni di conflitto, come i litigi tra fratelli, i rituali possono aiutare a gestire la situazione problematica (rituale di separazione, di riconciliazione, di comunicazione o di teatralizzazione). Questo è un esempio molto interessante per riflettere su tutto ciò che aiuta i bambini ad attivare competenze in merito alla gestione delle emozioni e delle difficoltà, offrendo un canale gratificante di apprendimento (D. Novara, Dalla parte dei genitori, 2012).
I bambini, soprattutto tra i 6 e i 18 mesi, hanno bisogno della routine, di una certa regolarità rispetto all’organizzazione della giornata e di un rituale nei gesti e nei comportamenti di chi si prende cura di loro.
Dall’ abitudine e dalla ripetitività, il bambino trae sicurezza e fiducia. Per questo, alle giornate più movimentate seguono spesso le notti più agitate.
I rituali aiutano a scandire il tempo e creano un ordine mentale che aiuta i bambini dando loro sicurezza e fiducia. I vari avvenimenti e cambiamenti della vita sono affrontati meglio e suscitano meno paure grazie a questi punti di riferimento.
Esistono numerose categorie di rituali, ma devono essere piacevoli, quindi sta ai genitori individuare quelli che meglio si adattano alla propria condizione familiare (inutile pretendere di fare colazione insieme, ad esempio, se tutti devono uscire ad orari diversi).
Invece, se i genitori trasformano il mangiare insieme in un rituale, allora anche i figli provano gusto nel farlo liberando il gesto dal semplice bisogno nutrizionale. Si può accendere una candela durante i pasti, scegliere un tovagliolo con il proprio simbolo o avere il piatto con il proprio nome. Questi elementi aiutano a rafforzare l’appartenenza simbolica al contesto familiare.
Oppure facendo riferimento alla fase del sonno, vorrei sottolineare come la messa a letto sia l’ultimo passaggio dopo una serie di rituali che accompagnano quel momento. Innanzitutto stabilire la stessa ora, differenziare la tipologia di gioco (in genere io suggerisco di spegnere tutti i giochi sonori, ovviamente insieme al bambino in modo tale da creare un altro rituale), se possibile spostarsi dal salotto alla cameretta in modo da differenziare il giorno dalla notte, accendere una lucina, fare dei giochi tranquilli, leggere un libro, e infine il bacio della buonanotte che definisce il congedo. Sono piccoli esempi per accompagnare questa fase molto delicata caratterizzata dal distacco del bambino dai genitori ma che consente il bambino ad essere accompagnato verso la conquista dell’autonomia.
I rituali, qualsiasi essi siano, rafforzano il legame emotivo tra genitori e figli.
“Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora” disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Con il passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e a inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità. Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti” A. De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe, Bompiani, Milano 1997.