“Spero sia chiaro che il sogno di un matrimonio ‘paradisiaco’ è assolutamente non realistico, che ogni rapporto duraturo tra un uomo e una donna richiede una grande applicazione, e che occorre costruirlo, ricostruirlo e ravvivarlo con il mutuo crescere delle persone”.
(Carl R. Rogers, 1972)
In Italia una coppia su cinque è sterile.
Non poter avere il bambino tanto desiderato è una mancanza dolorosa che si fa fatica a confessare ed é molto dura da accettare.
Se si desidera avere dei bambini e questo non accade, il tutto è molto amaro e ha una ricaduta su di sè, sulla propria autostima e sulla fiducia in sé (“perché non ci riesco? cosa non va in me? perché proprio a me?) e sulla coppia (“perché non ci riusciamo? cosa non va in noi? perché proprio a noi?); è frustrante, è avvilente non riuscire a soddisfare questo bisogno e questo desiderio così naturale e vitale..
L’evento imprevisto sollecita intense reazioni e stati d’animo che cambiano rapidamente e si avvicendano come in una sequenza predefinita:
- dalla sorpresa dei primi momenti, per l’accadere dell’evento che sembra aver violato un ordine naturale e universale che appartiene di diritto a ogni persona, alla reazione di rifiuto e di negazione della realtà;
- dalla rabbia, derivata dalla convinzione di subire una sorta di ingiustizia, non trovando ragioni per meritare tale condizione di privazione, all’isolamento, anche nella relazione di coppia, necessario per evitare le occasioni sociali che possono richiamare il problema e spingere a parlarne, pur senza desiderare di comunicare;
- dal senso di colpa, intrapersonale, alla colpevolizzazione del partner accusato di essere la causa della situazione per aver tenuto comportamenti tali da dar luogo alla sterilità;
- dal dolore solitario e non condivisibile con altri perché non prevede riti consolatori, dalla perdita di una “vita possibile”, dal lutto tenuto nascosto, alla risoluzione e all’accettazione della propria sterilità come una condizione di vita che va affrontata con la consapevolezza necessaria e non, invece, come menomazione (Menning, 1984).
La sofferenza, legata alla mancata procreazione, può inoltre diventare tanto più intensa ed insostenibile quanto più viene negata consapevolmente. Invece, l’accettazione e il riconoscimento di sentimenti profondi quali la rabbia e la disperazione, può restituire alla persona il significato della sua sofferenza e ricostituire il senso di integrità, minacciato dalla condizione di infertilità.
La parola chiave è CONDIVISIONE.
Condivisione tra la coppia e uno specialista.
Bisogna rivolgersi a uno specialista per fare un percorso di accettazione, riconoscere le difficoltà e sentire le proprie emozioni: questa è la sola condizione indispensabile per elaborarle. Per poi, successivamente, valutare insieme quali scelte future intraprendere.
Chiedere aiuto è fondamentale per non cadere in una profonda solitudine e isolamento caratterizzata da sensi di colpa, rabbia, frustrazione, fallimento, vergogna, ansia, bassa autostima.
Intraprendere un percorso terapeutico è importante per conservare il senso della propria integrità, autostima, identità.
Inoltre, esistono delle tecniche di riduzione dello stress come lo yoga o la meditazione, molto utilizzate e consigliate. Anche l’esercizio fisico può essere di aiuto nel contenere la tensione emotiva. La persona deve continuare a coltivare i propri interessi e non deve trascurarsi.
Bibliografia:
Menning B.E. (1984) The psychology of infertility. In Infertility Diagnosis and Management, NewYork, Aiman J.