Proviamo a immaginare come sarebbe la nostra vita se fossimo incapaci di dare un nome alle emozioni che proviamo.
Sarebbe difficile cercare di risolvere i problemi in cui ci imbattiamo nella vita di ogni giorno se non sapessimo riconoscere la tristezza, rabbia, paura, gioia, disgusto, vergogna (6 emozioni primarie). E invece, nella mia esperienza clinica, riscontro un altissima percentuale di pazienti di ogni genere, grado, età che non sono in grado di riconoscerle e di conseguenza nominarle. Ragione per cui, all’interno del processo terapeutico, integro un percorso di alfabetizzazione socio-affettiva che aiuterà il paziente stesso e le persone che lo circondano, in primis i propri figli.
Un lessico emotivo più ampio e complesso consente al bambino di discriminare i vari stati d’animo.
Gli adulti possono ampliare il vocabolario emotivo dei bambini spiegando loro il significato, il senso, il valore delle diverse emozioni sia in modo casuale (durante un dialogo, un gioco), sia attraverso attività specifiche.
Un semplice esercizio è accoppiare una foto, un disegno, un’immagine che esprime uno stato d’animo con l’emozione corrispondente. In commercio, esistono anche dei puzzle didattici specifici.
Un altro modo per sviluppare al meglio il lessico emozionale del bambino consiste nel verbalizzare il suo stato d’animo quando questi ne fa esperienza “mi sembri proprio felice”, “vedo che ti sei dispiaciuto”. Di conseguenza, se il bambino è triste, arrabbiato ecc… potrà trovare una soluzione solo se avrà prima compreso quale emozione è all’origine del suo stato emotivo.
Un altro suggerimento sta nel formulare al meglio le domande, quindi appena prendete i bambini da scuola vi consiglio di chiedere “Come ti sei sentito a scuola” e non “come è andata o cosa hai mangiato”.
Un’adeguata competenza emotiva richiede anche la capacità di riconoscere le emozioni degli altri stando attenti al linguaggio del corpo, all’espressione del viso, al tono di voce.
A tal fine, leggere le fiabe potrebbe essere molto utile. Il genitore legge la storia e a volte si sofferma in determinati punti specifici e può chiedere al bambino come si sarà sentito il personaggio in questione.
Gli psicologi hanno coniato l’espressione “dialogo interiore” per riferirsi al meccanismo attraverso il quale l’individuo elabora una propria visione degli eventi commentando internamente ogni esperienza personale. La maggior parte delle nostre reazioni emotive e dei nostri sentimenti sono influenzati da tali pensieri.
Il modo in cui il bambino parla a se stesso, interpretando e valutando la realtà circostante, può costituire un mezzo efficace per potenziare le sue capacità di affrontare varie situazioni problematiche.
L’utilizzo sistematico di un dialogo interiore costruttivo è una risorsa preziosa, che mette in grado di dare il meglio di se stessi senza essere vittima di eccessive tensioni emotive. Se i bambini vengono messi in grado di imparare precocemente come guidare la propria mente utilizzando il potere del dialogo interiore, sarà più facile per loro sia realizzare le proprie potenzialità che conseguire un adeguato equilibrio emotivo.
Imparare fin da bambini le strategie di pensiero positivo e razionale costituisce un potente strumento che aiuta a diventare una volta adulti, persone “realizzate”.
Bibliografia: L’ABC delle mie emozioni, Mario Di Pietro ediz. Erickson